A VOLTE TORNANO

La normalità non fa notizia e non vien voglia di raccontarla.

Perchè?

Lunedì scorso sono tornata in possesso del mio smartphone e ne sono felice. Sono uscita dal dilemma vita smart senza phone o uso smart del phone, optando per la seconda. Un telefono ritrovato in un aeroporto è una gran fortuna, due settimane di disintossicazione sono state il tempo sufficiente per un sano distacco e per apprezzare la comodità di questo mezzo, senza idolatrarlo o demonizzarlo.

Tutto questo è assolutamente normale, equilibrato e noioso?

Io per prima non ero così motivata a scrivere questo articolo, perché mi sembrava di  non aver nulla da raccontare e così mi sono chiesta il motivo per cui l’essere umano sia irrimediabilmente attratto da tutto quanto esuli dalla normalità.

Abbiamo bisogno di adrenalina per sentirci vivi: l’ebbrezza di una gioia straordinaria, il gusto di un frutto proibito, il brivido di un pericolo scampato, il terrore del nostro lato più recondito ed oscuro, sepolto sotto strati di pigre abitudini. Ognuno di noi può elevare il proprio spirito e cadere nel baratro.

Sembra che la gravità del precipizio eserciti una forza di attrazione notevolmente superiore alla leggerezza del volo.

Care lettrici e cari lettori di questo articolo, qual è il motivo secondo voi?

Credo che il presupposto del volo sia aver toccato, almeno una volta, il fondo. Alzarsi è una decisione consapevole e molto più complessa di cadere. La nostra natura umana e la vita ci portano ad inciampare, ferirci ed essere a terra. Siamo noi però a decidere se lamentarci del nostro stato o  fare appello alla nostra forza per rialzarci. Tornare a stare ritti in piedi è possibile solo dopo aver preso consapevolezza di essere caduti, aver guardato le ferite senza prosciutto sugli occhi e soprattutto dopo aver accettato che ci vogliono tempo e dedizione per fare un passo avanti.

Un tonfo a terra fa molto rumore, ma tanti piccoli passi felpati ci portano spesso molto più lontano di quanto possiamo immaginare.

Jpeg

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